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Ubique[ racconto ] ● Massimiliano De Rose ● 3 luglio 2013 Ora aveva paura.
Per la prima volta da quando aveva iniziato a fare questo mestiere aveva
una fottuta paura. Ma non poteva lasciarsi scappare quest'occasione.
Non dopo una vita passata a fare la riserva. Prima il Kosovo, con le
promesse di avanzamento di grado mai rispettate. Poi i tentativi di
entrare nell'arma dei carabinieri. Infine la desolante esperienza come
vigilante notturno. L'apertura di una sua agenzia investigativa,
all'inizio, credeva gli avrebbe finalmente dato la soddisfazione
professionale cui aspirava. Alla fine si era reso conto che il novanta
percento dei clienti erano partner traditi. Ma non questa volta. Con
la piccola torcia tascabile s'era messo ad illuminare ogni singola
pagina del diario che aveva scovato nel cassetto della scrivania. Dopo
aver letto alcune pagine aveva capito che era incappato in qualcosa di
grosso. E spaventoso. Sudava freddo. Nonostante ciò si era messo a
fotografare ogni singola pagina. Nomi, appunti, numeri di telefono. E
pensare che solo qualche settimana addietro stava per rifiutare
quell'incarico. Ricordava ancora
benissimo l'imbarazzo del Colombo. S'era presentato nel suo ufficio nel
tardo pomeriggio. Andrea aveva capito subito che era la prima volta che
si rivolgeva ad un investigatore privato. Avrebbe scommesso che era
afflitto da problemi d'amore e che gli avrebbe chiesto di pedinare la
moglie. Invece no. Non era nemmeno sposato. Lavorava come impiegato
pubblico nel Comune di Calle Bronzea, un piccolo paese della provincia
di Lecco. Gli aveva confidato di sentirsi in pericolo. "E per quale
ragione si rivolge ad un investigatore? Perchè non chiama i
carabinieri?" "Non posso. Non posso perchè ho paura che, se raccontassi tutto, arresterebbero anche me." A quel punto l'aveva invitato a confidarsi, aspettandosi qualcosa di grosso. Invece niente. Il racconto del Colombo gli era sembrato talmente banale che Andrea aveva cercato di dissuaderlo dal proseguire . "Quello è pazzo" aveva detto il Colombo avvicinandosi "ha uno sguardo vuoto, una voce strana ... sembra un ..." "Serial killer." "Si, proprio
così." "Ma lei, comunque, non c'entra nulla. Semmai il Palestrini dovrebbe prendersela con il vostro consulente, non con lei." "Ma il Palestrini mi crede complice. Io gli ho passato la telefonata." L'ingegner Palestrini s'era presentato in comune per partecipare ad un bando pubblico, una gara con la quale sarebbero state affidate delle grosse consulenze in materia di urbanistica. Aveva chiesto delucidazioni su alcuni punti del disciplinare di gara. Colombo non sapeva rispondere. D'altro canto il bando, anche se lo aveva firmato, non l'aveva mica fatto lui. L'aveva fatto l'ingegner Vira, il loro consulente esterno. Che avrebbe dovuto anche vincere la gara. "In pratica mi sta dicendo che la gara era truccata, cioè che il redattore del disciplinare sarebbe dovuto diventare il vincitore?" "E' diventato il vincitore" aveva confermato il Colombo. Palestrini aveva insistito per parlare con la persona che aveva redatto il bando. "Non potevo mica dirgli chi era il nostro consulente! Ho fatto il suo numero di telefono - senza rivelare l'identità - e li ho fatti parlare. Ma Palestrini insisteva per sapere chi fosse l'interlocutore." Andrea pensò che fosse abbastanza normale. "Credo che alla fine abbia capito che c'era qualcosa di strano." E chi non lo avrebbe capito? "Penso abbia visto il numero sul display del telefono. E' stato facile risalire al nome. Quando ha visto che Vira ha vinto veramente la gara ha iniziato a seguirmi." "Ma non l'ha mai minacciata." "No, non ho
mai avuto occasione di riparlare con lui. Ma io ho paura lo stesso." "Dunque ricapitoliamo. Lei, insieme al vostro consulente ..." "Vira, ingegner Vira." "Si, Vira. Insomma lei e questo Vira eravate d'accordo per pilotare questa gara." "No, no. Io no. Io non volevo pilotare proprio niente. A me non torna in tasca nulla." "E perchè lo ha
fatto allora?" "La gara. Perchè ha truccato la gara." "Ma io non ho truccato niente. Ha fatto tutto Vira. Insomma a Calle Bronzea comanda lui. Decide insieme al Sindaco cosa fare e cosa non fare. Fa i bandi, firma consulenze e vince le gare." "Ok. Allora Vira si è scritto il bando che doveva poi vincere. Lei lo ha firmato e ha parlato con Palestrini, che avrebbe voluto partecipare alla gara ma ha capito che la stessa era truccata. Lui s'è arrabbiato, ha deciso di pedinarla e adesso lei crede che vorrebbe vendicarsi facendole del male. Giusto?" "Giusto." "E perchè non a
Vira?" "Ah, ho capito." Da quel giorno erano partiti i pedinamenti. In effetti quel Palestrini era parecchio strano. Aveva lo studio in centro a Lecco, proprio sotto casa. Un condominio in centro. Andrea lo aveva seguito per più d'una settimana. Viaggiava sempre con quel sorriso appena accennato stampato sul volto, e quell'agenda nera stretta in mano. O meglio, un diario. Camminava in mezzo alla gente senza guardare nessuno. Aveva uno sguardo che pareva oltrepassare le figure che incrociava. Almeno una volta al giorno si recava al centro commerciale Le Piazze. Percorreva tutti corridoi senza entrare in alcun negozio. La cosa che aveva colpito Andrea era che faceva estrema attenzione a poggiare i piedi sulle piastrelle dello stesso colore, evitando con cura tutte le fughe. C'era voluto poco per capire che si trattava di una forma di disturbo ossessivo-compulsivo. Strano, ma certamente non poteva ritenerlo un soggetto pericoloso. Non fino a quella sera. Non dopo aver letto il suo diario. Rumori di passi. Una chiave girò nella serratura. Era già di ritorno? Impossibile. Forse aveva solo dimenticato qualcosa. Sarebbe uscito di nuovo. Andrea mise in tasca il piccolo diario e spense la torcia. Non aveva via di scampo, tranne il caso in cui il killer si fosse diretto in bagno o in cucina. Ma non lo fece. Accese la luce ed entrò in soggiorno. Con grande sorpresa di Andrea, Palestrini impugnava una pistola di piccolo calibro. E la puntava dritta sul di lui. "Buonasera." Andrea non rispose, paralizzato dalla paura. "Sapevo che era qui. L'ho attirata io. Non crederà che non m'ero accorto che mi stava pedinando? L'ho pedinata anch'io. E so molte più cose su di lei di quanto lei non sospetti. Sono un tipo meticoloso. Mentre lei mi seguiva io raccoglievo informazioni. " "Non dirò nulla,
non ..." Palestrini posò la sua pistola sul tavolino. Evidentemente sapeva bene che Andrea non era armato. "La mia missione è eliminare persone come Vira. Disoneste fino nel midollo. Persone disgustose che usano la propria posizione di privilegio, nel disinteresse generale delle istituzioni, per trarre un profitto personale. Persone avide e presuntuose. Arroganti. Nessuno, nella nostra società, si prende la briga di mettere al bando comportamenti come questo. Sono anzi incoraggiati. L'elenco di persone che ha trovato nel mio diario fanno parte di questa specie. Non ho pietà per loro. Un tempo l'avevo, le giustificavo. Ora non più. Sono una cancrena che va eliminata. Ma sono solo. Per questo lei è qui. La mia proposta è questa. Non la ucciderò, ma lei, da ora, lavora per me." "E il signor Colombo?" Fu l'unica cosa che Andrea riuscì a dire. "Non si preoccupi per il Colombo. Come ha avuto modo di constatare, non e' sulla mia agenda nera." Palestrini rise di gusto, per poi ritornare immediatamente serio. "Anche se persone come lui permettono a gente come Vira di proliferare. Odio gli indifferenti più dei disonesti. Ma comunque, non lo ucciderò. Non la sto ricattando, Andrea. La mia è una proposta. Lei chiude la sua attività di investigazione e lavora per me. E io la pagherò molto più di quello che lei guadagna con la sua attività. Mi dica quanto vuole." Improvvisamente Andrea capì che quella era un'occasione che non sarebbe passata una seconda volta. Soldi e vendetta. fine
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